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Nel corso degli anni, diverse software house hanno spesso prodotto almeno un titolo di un franchise famoso, che non è riuscito a riproporre gli elementi che hanno procurato successo al proprio marchio. Titoli simili, finiscono spesso per essere ignorati dai giocatori, di altri viene dimenticata l’esistenza, spesso perché hanno fallito clamorosamente a soddisfare le aspettative del pubblico.

Ecco cinque particolari titoli che finiscono spesso e volentieri nel colletivo dimenticatoio dei videogiocatori di tutto il mondo:

5)Resident Evil: Dead Aim

O dovremmo chiamarlo: “Gun Survivor 4 Biohazard: Heroes Never Die”?

In Giappone esistono opere di vario genere dal titolo impronunciabile, ma questo potrebbe portare a casa il primo premio. Arrivato in Occidente nel 2003, sotto un nome decisamente più orecchiabile,

Dead Aim ritaglia quello che probabilmente è lo spazio meno popolato dal largo fanbase di Resident Evil. Il gioco è un mix tra il genere Third Person Shooter e First Person Shooter, l’esplorazione e il progredire del gioco si basano sul primo ma ogni qual volta il giocatore miri ai nemici, la visuale si sposterà su una prospettiva in prima persona. Molti giocatori trovarono scomoda questa direzione del gameplay, ed io stesso non posso dire di esserne stato un fan.

Ma arriviamo alla trama: Un tipico eroe stereotipato dal nome di Bruce McGivern (e dal design altamente discutibile) è inviato da una divisione militare degli USA sulla Spencer Rain, una nave da crociera di possessione dell’Umbrella Corporation. L’obiettivo di Bruce è fermare uno scienziato dell’Umbrella, tale Morpheus D. Duvall, dallo scatenare il solito T-Virus sulla cara vecchia America. Nella sua missione, Bruce sarà anche accompagnato dall’agente cinese Fong Ling (praticamente la Lucy Liu di RE). Il gioco non è propriamente un totale disastro, tuttavia rientra in quei titoli di cui i giocatori vorrebbero fare a meno di ricordare. D’altronde, perché ricordarsi di un gioco simile, quando a cavallo di quelli stessi anni, Capcom rilasciava titoli largamente più meritevoli quali Resident Evil 0 o i due Outbreak? Qui abbiamo uno dei protagonisti meno carismatici della serie, un antagonista il cui design è stato spudoratamente copiato da quello di Sephiroth e un gameplay a dir poco discutibile. C’è qualcosa per cui varrebbe davvero la pena ricordarsi del gioco? Certo, la cover è carina.

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4) Matrix: The Path of Neo

Sebbene molta gente al tempo abbia pensato che questa potesse essere una transizione naturale, i videogiochi tratti dalla serie cinematografica “Matrix” sono effettivamente pochi.

Abbiamo il meritevole “Enter the Matrix”, l’esperimento MMORPG “The Matrix Online” e infine “Matrix: The Path of Neo”. Escludendo il secondo (i cui server son stati chiusi nel 2009), se un giocatore volesse riprovare il feeling della saga su console, penserebbe senza particolari dubbi a Enter the Matrix, mentre The Path of Neo finirebbe facilmente nel dimenticatoio. Ma The Path of Neo dovrebbe essere la riproduzione più fedele della serie sbarcata al cinema, il giocatore utilizza il protagonista e rivive tutti i momenti clou dei tre film. Nonostante questo, Enter The Matrix rimane l’esperienza su console più apprezzata della serie dei Wachowski Brothers. Perché? The Path of Neo è un gioco difficilmente godibile. I comandi risultano scomodi il più delle volte e quando non lo fanno, i nemici risultano troppo squilibrati rispetto alle abilità del personaggio. La narrazione è spesso confusionaria e il progredire del gioco è accompagnato da sequenze tratte dai film, che vanno a mescolarsi senza alcuna spiegazione particolare a quella del film d’animazione “Animatrix”. Chiunque giocherà a questo titolo, dovrà inoltre essere preparato a una dose incredibile di caricamenti non necessari e glitch frequenti. I Wachowski Brothers hanno inoltre inserito una battaglia finale parecchio differente da quella della trilogia, dove i cloni dell’agente Smith finiscono per costruire un enorme Smith Robot pronto a uccidere Neo. Se questo vi fa ridere, aspettate di vedere la sequenza finale accompagnata da “We are the Champions” dei Queen. Il gioco è in sintesi ridicolo e poco curato, difficilmente godibile in quei livelli dove ci si potrebbe effettivamente divertire e la soundtrack non è neanche quella della trilogia.

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3)Death by Degrees

Avete mai desiderato giocare a uno spin off, dedicato ad un personaggio proveniente da un picchiaduro? Forse. Allora provo a riformularvi la domanda:

Avete mai desiderato vedere Nina Williams, personaggio proveniente da Tekken, protagonista di un proprio titolo, dove la micidiale killer lavora come agente per la CIA, in un’operazione d’infiltrazione che potrebbe portarla a salvare il mondo, su una nave da crociera in viaggio nel triangolo delle Bermuda? No? Non siete gli unici.

Death by Degress è il titolo di uno tra gli spin off più assurdi su cui si possa mettere mano. Sviluppato da Namco (probabilmente dopo un trip antiacido) nel lontano 2005, il gioco è…Strano, a dir poco. La critica è arrivata spesso a elogiare il suo lato narrativo, cosa che non condivido.

L’idea alla base del progetto è già di suo terribilmente fallimentare, per quanto possano aver tentato di mantenere la progressione della trama a livelli medio alti, il gioco è destinato ad annoiare i più.

Aggiungici poi un gameplay basato TOTALMENTE sull’utilizzo degli stick analogici e hai fatto bingo. Il feeling che il gioco ti regala è qualcosa di descrivibile come “Metal Gear incontra Resident Evil, con risultati disastrosi”. Nina ha la possibilità di esplorare la nave e cercare equipaggiamento aggiuntivo, utilizzare oggetti di recupero e combattere con armi differenti quali katane, pistole e fucili d’assalto. Peccato che il tutto si sposi malissimo al gameplay stick-based.

L’unico punto degno di nota, in un gameplay così deludente, è la possibilità di rompere le ossa dei propri nemici, decidendo anche quali, con una sorta di bullet time attivabile durante le battaglie.

Il gioco fa naturalmente anche un uso spropositato di fan service.

Sin dai primi minuti di gioco, utilizzeremo una Nina Williams in bikini.

In seguito, quando la “spazzina” (la chiamano davvero così) recupererà il proprio equipaggiamento, noteremo come la sua tuta diventi sempre più tagliuzzata al seguito di ogni battaglia.

Anche Anna, l’immancabile sorella rivale di Nina, è presente in questo titolo e sarà possibile sbloccare una modalità dove utilizzarla contro la Tekken Force.

Piccola apparizione anche da parte di Heiachi Mishima e dei modelli di robot, noti come Jack.

Death by Degress è un titolo tremendamente mediocre e uno spin off di cui nessuno aveva chiesto la realizzazione. È difficile che qualcuno se ne ricordi, ma se lo fa, vorrebbe dimenticarlo.

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2)Castlevania 64 e Castlevania: Legacy of Darkness

Le due pecore nere della famiglia Castlevania. Chiunque abbia provato al tempo anche uno solo tra questi due, avrà compreso che fino all’arrivo di “Lament of Innocence” e “Lords of Shadow”, Castlevania era una di quelle serie che trovavano la loro migliore forma di espressione con il side-scrolling in 2D. Non c’è molto da dire: I due titoli sono parecchio simili e usciti lo stesso anno, condividono lo stesso gameplay e grafica. A livello di gameplay abbiamo due tra i titoli più frustranti di quei tempi. La telecamera in particolare, è ricordata come la fonte di pesanti critiche da parte dei giocatori, oltre a livelli strutturati parecchio male (famoso, quello della bomba al nitro).

Sebbene Castlevania non abbia mai brillato in quanto a originalità narrativa (Lords of Shadow a parte) questi due scadono nell’anonimato dell’anonimato. C64, lascia al giocatore la possibilità di giocare con due personaggi differenti poco carismatici, Reinhardt e Carrie, il primo dei quali usa la tipica frusta dei Belmont e la seconda dei proiettili magici. Legacy of Darkness tenta un approccio più innovativo, con Cornell, uomo-bestia con la capacità di trasformarsi in un lupo mannaro, che combatte prevalentemente tramite attacchi melee. Nonostante questo, entrambi i titoli rimangono poco distinti e il gameplay è più basato sul saltare ed esplorare, che sul battagliare.

La serie di Castlevania conta molti titoli, ma escludendo i capitoli portatili di poco conto e porting, i due Castlevania per Nintendo 64 rimangono senza dubbio i più dimenticabili della serie.

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1)Devil May Cry 2

Ammettiamolo… Nessuno vorrebbe ricordarsi di DMC2.

Il titolo non è certo paragonabile agli altri quattro qui elencati, tenendo conto del fatto che il suo gameplay rimanga parecchio frenetico e over the top come in tutti gli altri capitoli.

Tuttavia questo è il capitolo che tutti i fan della serie hanno ripudiato maggiormente (magari escludendo il reboot, che rimane tuttavia un titolo validissimo). Perché? Il tutto è riassumibile in poche righe: Innanzitutto, nonostante DMC2 rimanga parecchio godibile in quanto a giocabilità, la difficoltà generale impallidisce rispetto a quella del primo e dei capitoli successivi. Le boss battles sono più semplici, i nemici meno aggressivi e la progressione più lineare. Tuttavia, rimane la trama la componente più criticata. Tutti sembrano essere d’accordo nel dire che DMC2 sia l’ultimo capitolo per ordine cronologico, tuttavia, se comparato ai capitoli che l’hanno succeduto e preceduto in quanto a trama, il più delle volte ricorda uno spin off. Dante stesso è diventato un protagonista a dir poco pesante e non ha nemmeno la metà del carisma per cui era diventato famoso nel debutto di DMC. La caratterizzazione del protagonista in questo capitolo è stata fortemente criticata dal fanbase, ed è diventata il principale motivo di contestazione della canonicità del titolo.

Il gioco permette anche l’utilizzo di Lucia, compagna di Dante nella sua missione: Sconfiggere Arius, individuo che brama il potere dei demoni. Insomma: Trama a dir poco mediocre, personaggi poco carismatici e una difficoltà meno punitiva, sono gli elementi che al tempo avrebbero potuto decretare la fine del brand di DMC. Non sarà uno dei videogiochi action-adventure più brutti, ma sicuramente uno dei più dimenticabili.

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