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A miserable pile of…

Il videogiocatore, prima o poi, dovrebbe capire che le recensioni non sono indicative della qualità effettiva di un prodotto, e che molto spesso rispecchiano nient’altro che i gusti di coloro che le hanno scritte.
Il videogiocatore, tuttavia, dovrebbe anche capire che il relativismo non è una scuola di pensiero sempre abbordabile, e se un videogioco non raggiunge una media di valutazioni soddisfacente, forse un motivo c’è.
Non devo essere stato molto furbo ad approcciare Lords of Shadow 2 con la convinzione che il metacritic avesse cannato in pieno. Credevo avessero sbagliato a giudicare il prodotto limitandosi a sottolineare la bruttezza dell’ambientazione moderna, la tristezza delle fasi stealth, e ignorando caratteristiche portanti quali trama e combattimenti.
E fu così che al costo di quaranta dindini, la nuova avventura del buon Gabriel Belmont mi si palesò in tutto il suo orrore.
Ma cos’è che lo rende un prodotto così scadente, là dove il primo capitolo s’era rivelato ottimo?
La risposta è semplice: praticamente tutto.
Sì, perché Lords of Shadow 2 non solo non migliora quanto ereditato dal capostipite, ma si permette pure di peggiorarlo. A parte il buon inserimento della telecamera manuale, che finalmente ci permette un’esplorazione meno congestionata: trama, gameplay e addirittura livello artistico sono stati rovinati, corrotti da pessime idee e da una ancor più pessima esecuzione.
Se, come me, eravate rimasti piacevolmente colpiti dal drastico cambio di ambientazione, preparatevi a rimangiarvi tutto non appena scoprirete le “brillanti” scelte narrative che MercurySteam ha confezionato per questo sequel: roba da far impallidire la brutta copia di un brutto fumetto DC. Davvero! Non saprei come altro definire un prodotto in cui un gas (verde) che trasforma gli esseri umani in banali mostri, è stata ritenuta una buona idea.
Pensavo di star giocando nei panni di Dracula, non di Batman.
Abbiamo poi laboratori di sicurezza presidiati da guardie steroidee (prese in prestito da Quake) le quali sapranno sempre e comunque abbattere il prode uomo-ratto in due colpi di fucile, anche quando le nostre abilità di vampiro saranno completamente ripristinate.
Wow! A ‘sto punto al caro Satana basterebbe circondarsi di un paio di questi tizi per averla vinta.
Ma non è solo la qualità delle idee a lasciare interdetti. La narrazione è lenta, priva di mordente e di twist capaci di suscitare qualcosa che vada oltre a: “Oh guarda: il portasigarette di Solid Snake”.
Un personaggio interessante, che avrebbe potuto risollevare la piattezza narrativa, viene ammazzato a venti minuti dalla sua comparsa in una delle scene più stupide che i miei neuroni abbiano mai sostenuto, perché ormai la storia sta giungendo al termine e non c’è tempo per dare il giusto spazio ai nuovi personaggi.
Tuttavia continuiamo a giocare, perché c’è sempre il miraggio di un finale epico ed emozionante a portata di mano, salvo scoprire che il finale è frettoloso, stupido e sprovvisto di picchi emozionali. Titoli di coda e tanti saluti, grazie per i soldi.
Ma non è tutta fuffa quella che puzza. La qualità narrativa viene risollevata durante le fasi ambientate nel castello, una sorta di reame mentale in cui Gabriel avrà modo di scontrarsi con i fantasmi del suo passato. Si tratta di sequenze perlopiù malinconiche, atte a sottolineare il rimorso che il caro Dracula ha portato con sé per secoli, e ci riescono molto bene.
Peccato che esse costituiscano tipo il quaranta percento dell’esperienza globale. Il resto è quanto riportato poco sopra, più un Patrick “Zobek” Stewart dall’aria vagamente mafiosa.

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Per quanto riguarda il gameplay, il discorso non cambia. L’aggiunta di due nuove armi (in sostituzione alle magie di luce e oscurità) sulla carta avrebbe dovuto donare maggior varietà agli scontri, ma a poco è servito se non a rendere l’elaborazione delle combo meno comoda e intuitiva. I nemici dotati di scudi o armature, vanno prima indeboliti con gli Artigli del Caos, altrimenti i nostri attacchi rimbalzeranno su di loro senza alcun effetto. Intrigante? Ma quando mai! Provateci voi a combattere contro dei fottuti soldati corazzati con l’indicatore del Caos a secco e con ogni attacco di frusta e Spada del Vuoto che rimbalza come colpisse la roccia. Poco divertente, poco spettacolare ma molto, molto frustrante.
L’inserimento dell’open world si sente a malapena, se non quando si è costretti a tediosi percorsi di backtracking il cui scopo principale sembra quello di temporeggiare in vista dei momenti chiave dell’avventura.Il massimo dell’esplorazione è deviare un istante dal percorso principale per raccogliere l’ennesimo upgrade di salute o magia. Proprio come nel primo capitolo, solo che il primo capitolo era bello.
Aggiungiamoci che ho trovato il gioco eccessivamente facile, anche ai livelli di difficoltà più elevati. Una caratteristica senz’altro notevole del precedente capitolo, era proprio il suo elevato tasso di sfida: il sapiente utilizzo delle tecniche di combattimento era di primaria importanza per avere la meglio sui ferocissimi avversari che il gioco ci lanciava addosso. Non penso di aver mai giocato, nella trascorsa generazione di videogiochi, ad un action più impegnativo di Lords of Shadow. Persino l’ultracitato Dark Souls mi ha fatto bestemmiare in meno occasioni. Ecco: in Lords of Shadow 2, la difficoltà risulta tarata verso il basso per buona parte dell’avventura. Una tantum saltano fuori degli avversari più seccanti di altri, ma mai ho sentito il bisogno di aggiustare il mio stile di combattimento per riuscire a farli fuori. La causa è anche dovuta all’implementazione di oggetti consumabili, in grado di ripristinare salute e indicatori magici del buon Chracula, nonché di rendere l’esperienza globale meno punitiva e intensa rispetto al passato.

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E veniamo ora alla Somma Cacata: le fasi stealth!
Fate uno sforzo di immaginazione: pensate al primo Lords of Shadow, ora sostituite Agartha con un laboratorio di sicurezza, i lupi mannari con le guardie steroidee di cui parlavo prima, e pensate a Gabriel che, al posto di farsi avanti menando le mani, assume le sembianze di un branco di topazzi per passare inosservato, magari attraverso un condotto d’aerazione. Se l’idea non vi fa schifo, non so che dirvi.
E’ anche possibile distrarre suddette guardie lanciando sciami di pipistrelli, o prenderne le sembianze per attivare scanner retinali. Giusto per donare quella minima varietà a fasi di gioco tristi, tristi, tristissime!
Sono attualmente in corso degli studi scientifici per stabilire quali sezioni stealth, tra queste e quelle di Assassin’s Creed 3, siano peggiori.
Il livello artistico ha compiuto notevoli passi indietro rispetto al primo episodio. Alcuni scorci del castello sono molto suggestivi, decisamente meno quelli dell’ambientazione moderna. Vicoli, parcheggi e laboratori avvolti in un monotono grigiume, non riescono a competere con le bellissime ambientazioni viste nel primo capitolo, che da foreste rinsecchite a villaggi innevati, faceva della varietà il suo piatto forte.
Tuttavia, c’è da dire che Gabriel Belmont in versione Principe delle Tenebre, fa la sua (s)porca figura.
E basta. E’ cocente la delusione, considerato che le menti dietro a questa porcheria sono le stesse che, nel 2010, rilasciarono il degno reboot di una saga ormai stantia. Il margine di miglioramento era elevatissimo, ma MercurySteam non è riuscita a sviluppare delle idee decenti, o metterle al servizio di una narrazione trascinante ed emozionante. Lords of Shadow 2 puzza di svogliatezza e incompletezza. Non fatico a immaginare lo staff di MercurySteam rimuginante davanti un foglio bianco con sopra scritto “idee”, salvo pigliare soluzioni di comodo quando un impiegato irrompe nella stanza urlando “The Day One is approaching!”.
In verità c’è tutta una storia dietro al pessimo sviluppo del gioco. Vi basterà fare un paio di googlate per reperire il dichiarato di un membro di MercurySteam, con annesse lamentele nei confronti del malvagio sior Enric Alvarez. A me non va di discutere di come i game designer si sfottano a vicenda.
C’è da chiedersi se MercurySteam possa riuscire a rialzarsi, o sia destinata a perire sotto l’enorme suola targata Konami, davvero incazzata per la pessima riuscita del gioco.

Voto:

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