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Nel 2007, una software house polacca esordiente chiamata “CD Projekt”, acquistava i diritti per lo sviluppo di un videogioco basato su una delle serie fantasy che, fino ad allora, aveva spopolato solamente nella sua terra d’origine: The Witcher, opera comprendente otto volumi e pubblicata a partire dal 1992, dall’autore Andrzej Sapkowski. Il gioco, che da allora ha visto il suo rilascio solamente su PC, ha nel corso degli anni acquisito larga fama e successo, espandendosi poi con un sequel, quattro anni più tardi. Questo stesso anno vedremo un terzo capitolo esser rilasciato su PC e console next gen. Analizziamo quindi il primo fantastico capitolo che sin dal suo rilascio ha sancito il successo e lo sviluppo della casa polacca.

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Un fedelissimo adattamento

Quella di The Witcher, è una saga fantasy che ha visto la sua prima pubblicazione in altri paesi, non prima del rilascio del videogioco. Proprio qualche giorno fa, in Italia è stato rilasciato il sesto degli otto volumi che Sapkowski ha scritto, e vedremo arrivare nelle librerie italiane i restanti due (con tutta probabilità) solo nei prossimi due anni. È quindi piuttosto veritiero affermare che il gioco abbia aumentato la fama dei libri, così come i libri abbiano posto una solidissima base per la narrazione e il mondo di gioco del titolo di CD Projekt.

Detto questo, chi vi scrive è un appassionato lettore e il genere fantasy rientra tra i suoi preferiti. Quindi, sotto consiglio di amici che avevano già letto i libri pubblicati nel nostro paese e provato il gioco, circa un anno fa ho recuperato e letto i primi quattro volumi ancor prima di dare una chance al videogioco. Che dire. Chiunque abbia già letto i libri, troverà nel videogioco un adattamento costruito con fedeltà e passione per l’opera originale. La caratterizzazione dei personaggi, le ambientazioni, gli elementi narrativi, le creature e le atmosfere sono gli stessi del mondo realizzato dall’autore.

Ma nulla di tutto ciò impedirà al giocatore che non ha acquistato i libri di godersi meno degli altri l’avventura di Geralt di Rivia, grazie proprio al fatto che il gioco sia ambientato mesi dopo gli eventi di quello che dovrebbe essere l’ultimo libro e non è affatto legato agli stessi.

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Il difetto numero uno del gioco

Il Combat System di The Witcher è particolare. Durante una battaglia, il giocatore deve indicare il proprio bersaglio e, così facendo, iniziare una serie di fendenti e colpi che dovrà poi cercare di mantenere senza fermarsi, cliccando con le giuste tempistiche il tasto sinistro del mouse. Questo, decidendo tra tre stili di approccio al nemico: Pesante, Veloce e di Gruppo. Ogni nemico possiede una sua debolezza verso uno stile specifico, quindi starà al giocatore scoprire quale durante la battaglia (o per mezzo di un libro). Tuttavia, il più delle volte il giocatore non riscontrerà troppe difficoltà ad eliminare un particolare nemico adottando un qualsiasi stile e difficilmente vedrà interrotta la propria combo da un attacco avversario, qualora continuasse a cliccare con il giusto ritmo (cosa che risulta fin troppo facile). Non vi sarà quasi mai davvero la necessità di schivare, usare uno dei segni (magie) a disposizione di Geralt. Basterà ricordarsi di usare una spada argentata contro i mostri e uno di acciaio contro gli umani come Sapkowski c’insegna, e gran parte delle battaglie proposte dal gioco si riveleranno un gioco da ragazzi. Un combat System quindi originale, per molti versi anche divertente nella sua semplicità, per quanto decisamente troppo facile. Un peccato, considerando che lo sviluppo del personaggio è ben costruito e mette a disposizione del giocatore una vasta gamma di abilità, attive e passive, che potrebbero aver avuto più spessore se utilizzate in un contesto più impegnativo.

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Aree funzionali, tre distinti percorsi narrativi.

Il gioco è diviso in atti: cinque più un prologo e un epilogo. Durante il corso della storia, come ogni GDR che si rispetti, Geralt dovrà fare delle scelte importanti che avranno un impatto significativo sulla storia. Gli identificabili e distinti percorsi narrativi sono tre, due dei quali vedranno Geralt allearsi con uno dei due schieramenti presenti nel gioco e il terzo seguire la vera filosofia dei Witcher.

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Quanto alle aree, sono vaste. Non così tanto da risultare dispersive, ma abbastanza da intrattenere il giocatore con la loro esplorazione. Gran parte di esse richiederanno un po’ del tempo del giocatore prima di poter acquisire abbastanza familiarità per sapere cosa o chi trovare, a che ora del giorno e dove. Infatti, il gioco possiede anche un suo orologio, diviso in mattina, mezzogiorno, sera e mezzanotte. Naturalmente un particolare orario influenzerà in maniera differente le nostre scampagnate per i paesaggi della Temeria, viaggiare di giorno sarà ad esempio più sicuro che viaggiare di notte e comporterà meno incontri con mostri e altre creature.

Il duro lavoro dei Witcher

Come chiunque abbia letto i romanzi ben saprà, un Witcher è un superuomo, un mutante, che mette la propria spada al servizio di chiunque abbia un problema di mostri e sia disposto a pagare per risolverlo. Quindi cosa sarebbe un Witcher senza una serie di Contratti? Durante il corso del gioco, interagendo con NPC, o per mezzo di bacheche apposite, il nostro Geralt potrà guadagnare Oren (la valuta del gioco) uccidendo varie creature tra coccatrici, drowners, alps, bruxe, viverne, basilischi, spettri e così via dicendo. Il gioco presenta un numero abbastanza elevato di Contratti, sebbene la formula consisterà quasi sempre nella stessa fino a quello che sarà l’epilogo. Accetta il Contratto, cerca il mostro, uccidilo, raccogli la prova della sua sconfitta, riscuoti la ricompensa. Naturalmente i contratti sono tanto facoltativi quanto ripetitivi, quindi starà al giocatore decidere in quali varrà la pena imbarcarsi.

Donne, birra e gioco d’azzardo

Ma anche un Witcher avrà bisogno di rilassarsi tra una missione e l’altra. The Witcher gode di una buona varietà di minigiochi del tutto opzionali e del tutto divertenti. Primo tra tutti il gioco d’azzardo basato sui dadi, tramite il quale il giocatore potrà collezionare Oren con una buona dose di fortuna e un pizzico d’astuzia. Gli scontri di pugilato nelle taverne vengono subito dopo, accompagnati dalle occasionali sbronze che ci permetteranno di strappare preziose informazioni o oggetti dagli NPC presenti nel gioco (oltre a rendere il povero Geralt uno zoppicante ubriacone). Infine, Geralt potrà interagire con un impressionante numero di donne entrando nelle loro grazie, proprio come il nostro eroe era solito fare nelle sue avventure cartacee. Dura la vita dei Witcher, eh?

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Concludendo:

The Witcher è un GDR che tutti gli appassionati del genere dovrebbero provare.

Va ad aggiungersi a tutto quello già descritto, una buona colonna sonora tra cui un ending theme (Believe) orecchiabile come pochi. Il titolo possiede un buon replay value e risulta ben costruito anche a distanza di parecchi anni dal rilascio, complice anche il fatto di essere stato sviluppato da una software house che ricorda cosa significa anteporre gli interessi del giocatore al guadagno generale, senza escludere di fatto quest’ultimo.

Voto finale:

6