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Premessa:

La software house giapponese Atlus, è senza dubbio tra quelle compagnie che hanno fatto un po’ la storia del genere JRPG come lo conosciamo oggi. Senza dubbio, il suo successo è dovuto alla sua serie di titoli principale, Shin Megami Tensei, di cui Atlus ha sviluppato ben quattro capitoli principali oltre a innumerevoli spin off.

Con SMT, Atlus non può affermare di aver raggiunto la stessa fama di altre SH con marchi più noti (come ad esempio Square Enix con Final Fantasy), oltre oceano e soprattutto nel nostro continente, limitandosi tuttavia a un grande e indiscusso riconoscimento nel territorio giapponese.

Tuttavia un’altra serie, sempre firmata Atlus, può vantare una certa fama anche qui in Europa.

Si tratta di Persona, una serie parallela a quella degli SMT, che può essere considerata una sorta di spin off alla mainstream. Ora, sebbene Persona tratti elementi decisamente più leggeri rispetto a quelli di SMT, gli sviluppatori ad Atlus non hanno mai allontanato il genere da quello dei JRPG.

Ma cosa succede quando questo accade? La risposta è trovata con Persona 4 Arena, sequel di quello stesso JRPG Persona 4 rilasciato nel 2008, che fa scontrare non solo i personaggi di quel capitolo, ma anche quelli del precedente P3, in un originale picchiaduro. Qual è il risultato?

“Dov’eravamo rimasti?”:

La story mode del gioco parte due mesi dopo gli eventi del quarto capitolo della serie.

L’intero cast di P4 torna in azione dopo che il misterioso “Midnight Channel” torna in onda senza alcuna spiegazione, mostrando i membri dell’Investigation Team combattere tra di loro in un torneo noto come P-1 Grand Prix. Per motivi differenti, anche i personaggi di P3, portati nuovamente al centro della storia, si troveranno a partecipare alla lotta.

Come potete vedere la premessa del gioco è molto semplice e funziona tenendo conto del fatto che il genere con cui si ha a che fare non è più un gioco di ruolo, bensì un picchiaduro.

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La politica Anti-Europea di Atlus:

Esiste un motivo ben preciso se il marchio di Shin Megami Tensei e quello di Persona non sono poi così noti in Europa, quanto altre serie.

Atlus non sembra essere mai andata troppo d’accordo con la sua clientela oltre oceano.

L’Europa in particolare soffre, ormai da anni, di ritardi frequenti nel rilascio dei suoi titoli e il caso di P4Arena è semplicemente l’ennesimo. A distanza di oltre un anno dal rilascio originale, con casi di lamentele da parte dei fan e l’unico Region Lock su ps3 mai esistito, Atlus si è finalmente decisa a rilasciare il gioco anche qui. Ovviamente, per gli europei questo ha anche significato un duro colpo per la modalità multiplayer, che vedeva gran parte dei suoi giocatori ormai concentrati su qualche altro titolo diverso da P4Arena.

Sequel al gioco, o sequel all’anime? Il probabile tentativo di creare un nuovo filo narrativo:

Chiunque abbia giocato l’originale Persona 4 su ps2, ricorderà che il protagonista del gioco era un personaggio “silente”. In pratica, per rispettare la tradizione della serie, il protagonista non parlava e il suo nome era scelto dal giocatore stesso. Questo, secondo Atlus, aiuterebbe il giocatore a immedesimarsi nell’eroe della storia. Ma in questo picchiaduro l’eroe ce l’ha un nome: Yu Narukami. Questo nome deriva dallo show anime che il successo del gioco ha generato.

Infatti, solo un anno fa, con il rilascio dell’anime Persona 4 The Animation, Atlus ha dato una personalità specifica al suo protagonista e ha deciso, in seguito, di canonizzare il suo nome con P4Arena. Ovviamente, questo può non essere stato un piano a lungo termine ma Atlus potrebbe aver deciso di creare un susseguirsi più rigido di eventi e personaggi, per eventuali progetti futuri.

Un’altra prova a sostegno di questa tesi è il fatto che Atlus abbia già annunciato un anime movie per il terzo capitolo della serie (anche qui il protagonista silente, avrà ovviamente nome e personalità) e un sequel a P4Arena. Lo stesso fatto che questo capitolo unisca i personaggi di P3 e P4, lascia pochi dubbi su quali siano le intenzioni future di Atlus per la serie, specie se teniamo in conto ciò che accade nella story mode di questo capitolo in particolare.

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Un gameplay semplice ed energico:

C’è poco da dire sul gameplay di P4Arena. È dinamico, divertente e frenetico.

Il giocatore può abituarsi all’interfaccia generale dei comandi con poco sforzo, forse anche con troppo poco sforzo, ma quello è il bello. Non è un picchiaduro “impegnativo” come Tekken o Street Fighter; le combo e gli attacchi speciali da imparare non sono tanti e questo aiuta il giocatore a lasciarsi andare ad uno scorrevole beat’em up vecchia scuola. Ma se all’esperto di turno questo non bastasse, esiste anche una challenge mode mirata a insegnare ogni tipo di combo avanzata possibile.

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Un metodo narrativo a dir poco discutibile:

Sebbene Persona abbia raggiunto un successo indiscutibile, nel suo fanbase esiste una minoranza di giocatori che afferma come, dal terzo capitolo in poi, gli elementi simil “dating sim” e visual novel abbiano rovinato il concept originale dei primi tre persona (Revelation e la duologia di P2).

Quei giocatori dovrebbero evitare la story mode di Arena come la peste.

Se vi aspettavate un picchiaduro simile a KoF o Tekken, avete proprio sbagliato genere.

Ovviamente, P4Arena dovrebbe interessare solo una cerchia di giocatori ristretta ai fan della serie, ma anche in quel caso lo story telling della story mode uccide ancora l’esperienza.

La modalità funziona così:

Scelto un personaggio tra quelli disponibili, la schermata che segue presenterà i pensieri personali di quest’ultimo sulla situazione che gli si para davanti.

Il tutto prosegue con un susseguirsi d’immagini in background e le sole figure dei personaggi, simili a quelle dei titoli su ps2, con l’unica differenza che quando parlano, le bocche di questi saranno animate. Il tutto è accompagnato ovviamente da effetti sonori e dalle musiche prese direttamente da P3 e P4 oltre, raramente, a qualche scena animata vera e propria.

La story mode, in sintesi, funziona esattamente come un dating sim, con tanto di finali alternativi disponibili per alcuni personaggi. La story mode ha anche la brutta “abitudine” di arrivare sempre a metà narrazione con un qualsiasi personaggio, fermando così il proseguire della storia con un cliffhanger, e costringendo il giocatore a scegliere un altro personaggio con cui iniziare nuovamente finché, sbloccati tutti, il giocatore possa continuare da un cliffhanger a sua scelta.

Il tutto è tremendamente frustrante e pesante da seguire, anche per un fan di vecchia data, che con tutta probabilità è solamente interessato a vedere come continuino le avventure dei personaggi senza dover perdere oltre un’ora a leggere ciò che appare sullo schermo del televisore, seguendo la vicenda solo tramite la voce dei doppiatori e gli scontri come succedeva in precedenza.

Non bisogna fraintendere; questo non significa che la storia sia narrata male o con superficialità, anzi più di una volta si può rimanere piacevolmente sorpresi dalla profonda narrazione dei contenuti che il gioco offre, ma probabilmente in un titolo del genere è proprio questo il problema.

Fortuna che a una story mode del genere, è accompagnata una classica modalità arcade decisamente più leggera e divertente. La storia ha anche la sua buona dose di domande lasciate aperte e misteri irrisolti, e non a caso è già stato annunciato un sequel dal nome impronunciabile.

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Nostalgia portami via:

Con P4Arena, è evidente il tentativo di Atlus di fare appello al senso nostalgico dei suoi fan.

Dalle musiche presenti nel menù principale, agli aneddoti raccontati dai personaggi nella story mode, chiunque abbia trovato P3 e P4 divertenti, non può fare a meno di vedere questo picchiaduro come un degno seguito a quei mondi già visitati su ps2 nel 2006 e nel 2008.

Persona “3” Arena?:

A differenza di quello che ci si potrebbe aspettare dal titolo, i giocatori troveranno il ruolo dei personaggi provenienti da Persona 3, decisamente più interessante di quello dei personaggi del 4.

Causa anche il setting del gioco, i personaggi da P3 hanno avuto effettivamente più tempo di quelli di P4, per “crescere” e di conseguenza evolversi in maniera intrigante e diversa da come li ricordavano i giocatori di Persona 3.

Akihiko, Mitsuru, Aigis e anche Elizabeth, possiedono tutti delle motivazioni più interessanti e giustificabili per tornare a combattere di quelle di Yu e compagni e forse, per questo motivo, rubano un po’ la scena al resto dei personaggi.

Bisogna anche dare credito agli sceneggiatori del gioco, per aver creato un’ottima origine e story mode per il personaggio di Labrys (intorno a cui si svolge l’intera vicenda).

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Concludendo:

Persona 4 Arena è un buon picchiaduro, ma allo stesso tempo soffre molto per la narrazione della sua trama e per la sua modalità online difficilmente popolata. Qualche personaggio in più non avrebbe guastato e, per noi europei, l’attesa è stata ancora una volta troppo lunga.

Non ci resta che sperare che gli errori commessi da Atlus in questo titolo, non vengano mantenuti nel suo sequel. Se avete occasione di recuperarlo a un prezzo più basso di quello che la maggior parte dei negozi offre, o se avete un conoscente che lo possiede già, non esitate a provarlo.

Tuttavia, se non siete dei fan della serie, evitate la story mode. Probabilmente è meglio così.

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